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giovedì 23 febbraio 2017

Privacy, dati personali trattati solo con il consenso consapevole dell'utente

Utenti spesso bersagliati da attività di marketing senza aver dato consenso consapevole, ma con il nuovo Regolamento sulla protezione dei dati personali le aziende dovranno dimostrare di averlo ricevuto in maniera inequivocabile e comprensibile per l'interessato. 

Sanzioni fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato applicabili ai trasgressori dal 25 maggio 2018. Bernardi: "Imprese, necessaria revisione generale dei consensi ricevuti per adeguare le formule, e verifica della conformità con il passaggio alla nuova normativa". La circolare di Federprivacy.


Firenze, 23 febbraio 2017 - Amici che con vostro stupore sanno dove vi trovate o che musica state ascoltando, call center che vi bersagliano di telefonate promozionali nonostante non vi ricordiate di aver mai dato loro il consenso, pubblicità sullo schermo del vostro computer palesemente corrispondente alle vostre preferenze, ma per la quale non vi risulta di aver mai dato autorizzazione a nessuno.

Che il trattamento delle informazioni che vi riguardano avvenga in maniera latente da parte di aziende di marketing che non si fanno troppi scrupoli di legalità, o che vi sia stato strappato un consenso in un modo tale che non ne siete stati neanche consapevoli, fatto sta che si tratta di fenomeni negli ultimi anni molto diffusi per chiunque usa app, social network, o naviga semplicemente in Internet.

Con il nuovo Regolamento UE 2016/679 sulla protezione dei dati personali, arriva però un giro di vite anche per quanto riguarda il consenso, che dovrà necessariamente consistere in "un atto positivo inequivocabile con il quale l'interessato manifesta l'intenzione libera, specifica, informata e inequivocabile di accettare il trattamento dei dati personali che lo riguardano", come sottolinea la Circolare n.2/2017 emanata da Federprivacy nei giorni scorsi.

E se a tutt'oggi in molti casi il consenso risulta di fatto prestato, ma da utenti passivi spesso rassegnati di fronte a testi per essi incomprensibili perché scritti in un complesso gergo legale, anche in questo aspetto la nuova normativa tende la mano ai consumatori, come spiega il presidente di Federprivacy, Nicola Bernardi, commentando i contenuti dell'ultima circolare dell'associazione:

"Se l'attuale Codice della Privacy si concentra perlopiù sui presupposti legali per la validità del consenso, il nuovo Regolamento Europeo bada invece molto alla sostanza, riconoscendo il diritto per l'interessato di ricevere una richiesta di consenso enunciata con un linguaggio semplice e chiaro, e per questo in molti casi potrà essere necessario utilizzare un lessico colloquiale e senza termini giuridici, escludendo ogni forma di silenzio assenso - osserva Bernardi - Per questo, tutte le aziende pubbliche e private devono fare quanto prima una revisione generale degli attuali consensi ricevuti, sia per adeguare le formule finora utilizzate, sia per verificare che essi superino il vaglio della conformità con il passaggio alla nuova normativa, perché in caso negativo potrebbe essere necessario chiederli di nuovo, attività tutt'altro che banale che può richiedere mesi".

In ogni caso, la conformità dei consensi dovrà essere conseguita entro il 25 maggio 2018, data in cui diventerà applicabile il nuovo regime sanzionatorio, che per quanto riguarda le violazioni sul consenso comporterà sanzioni fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato annuo globale dei trasgressori, un deterrente di entità tale da consegnare agli utenti il coltello dalla parte del manico, perché ogni segnalazione inviata all'Autorità Garante potrebbe risultare disastrosa per qualsiasi azienda che si facesse cogliere in fallo.



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Open data, validazione obbligatoria e adozione dei sistemi di bigliettazione elettronica


Ecco il regolamento attuativo del Decreto 255/2016 del MIT che rivoluziona il TPL in Italia
Milano, 23 febbraio 2017. Con il regolamento attuativo del Decreto 255 del 27 ottobre 2016, emanato dal Ministero dei Trasporti e dal Ministero per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione il 10 gennaio 2017, le aziende di trasporto pubblico locale hanno a disposizione un pacchetto di regole tecniche per  "promuovere l'adozione di sistemi di bigliettazione elettronica interoperabili a livello nazionale e di biglietti elettronici integrati nelle città metropolitane", a cui attenersi, a decorrere dal 25 gennaio 2017.
Il tema dell'interoperabilità diventa, quindi, centrale. Prerequisito perché si possa parlare veramente di interoperabilità è l'accessibilità ai dati e il Decreto impone proprio l'obbligo, per gli operatori del trasporto, di rendere pubblici, sui propri siti internet, secondo i dettami dell'open data, l'elenco dei titoli di viaggio, le modalità di acquisto, gli orari della rete e dei propri servizi.
Un'altra imposizione importante dettata dal Decreto 255/2016 è l'obbligo di validazione del titolo di viaggio "anche in maniera automatica, mediante le apparecchiature di terra e di bordo e idonee soluzioni tecniche e organizzative, in concomitanza con l'inizio di ciascun viaggio ovvero trasbordo", che, sostenuta da un adeguato sistema sanzionatorio, implica un importante cambiamento culturale di prospettiva: il servizio è solo per chi lo paga e dimostra di averlo pagato.
I sistemi di bigliettazione elettronica dovranno essere in grado di gestire tutti i titoli di viaggio e rendere disponibile il loro acquisto anche attraverso internet e dispositivi mobili. Inoltre, dovranno far coesistere nello stesso supporto fisico diverse tipologie di biglietti, sia di operatori che di servizi differenti, legati prevalentemente alla mobilità, come i servizi automobilistici, metropolitani, ferroviari, di mobilità collettiva e di sosta, ma anche di altre tipologie.
Tutto questo, come si legge nelle premesse del Decreto, "al fine di incentivare l'uso degli strumenti elettronici per migliorare i servizi ai cittadini nel settore del trasporto pubblico locale, riducendone i costi connessi". E proprio nell'ottica di risparmiare e valorizzare le tecnologie esistenti, esortata dallo stesso Decreto, diventa fondamentale sensibilizzare le Amministrazioni Pubbliche su come sfruttare al meglio le tecnologie già presenti sul territorio per uniformarsi alle regole dettate dal Decreto.
Un esempio concreto può venire, in questo senso, dal mondo della sosta: 12.000 dei 25.000 parcometri presenti in Italia sono dispositivi di nuova generazione, e sono, quindi, già pienamente in grado di fare, dal punto di vista tecnologico, molte operazioni oltre al pagamento della sosta, come la verifica e la ricarica degli abbonamenti del trasporto pubblico.
E gli esempi di impiego del parcometro al di fuori della sosta non mancano. A Milano, infatti, il parcometro consente il pagamento dell'Area C, oltre che la verifica e la ricarica degli abbonamenti del trasporto pubblico; a Genova e Ivrea è possibile pagare le sanzioni amministrative e gestire sconti per gli abbonati del trasporto (dotati di tessera "BELT") presso i parcheggi di corrispondenza e per la sosta riservata ai residenti; infine ad Arezzo, oltre a consentire la ricarica delle tessere "AREZZO CARD", permette l'attivazione dei servizi di BIKE SHARING nei parcheggi in struttura.
La loro capillare presenza nel territorio li rende, così, strategici per le Amministrazioni Pubbliche che, comprese le potenzialità, potrebbero sfruttarne le caratteristiche per erogare servizi al cittadino, in osservanza del Decreto 255/2016, senza sostenere costi "infrastrutturali" aggiuntivi.

Perchè non utilizzarli, allora, per fornire dei servizi che semplificano la vita di tutti i giorni dei cittadini?

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mercoledì 22 febbraio 2017

ASSOGASLIQUIDI: in audizione dal MISE su Strategia Energetica Nazionale, riconoscere ruolo ambientale e sociale del gas

Occorre riconoscere negli obiettivi di politica energetica nazionale il ruolo ambientale e sociale del gas, a vantaggio anche della salute dei cittadini.


Nella definizione degli obiettivi di politica energetica nazionale è necessario riconoscere il ruolo ambientale e sociale che oggi ricopre il gas, sia relativamente ad un suo impiego nel settore della combustione, sia nel settore dell'autotrazione.

E' quanto ha chiesto Assogasliquidi, l'Associazione di Federchimica che rappresenta a livello nazionale le imprese del comparto distribuzione gas liquefatti (GPL e GNL) per uso combustione e autotrazione, oggi in audizione presso il Ministero dello Sviluppo Economico, sulla revisione della SEN, la Strategia Energetica Nazionale, per il 2017.

I vantaggi del gas, con particolare riferimento al GPL e al GNL, sono duplici. Dal punto di vista ambientale, dal momento che la sua combustione produce un basso contenuto di sostanze inquinanti e di gas serra rispetto agli altri combustili; dal punto di vista sociale, grazie alle sue caratteristiche chimico-fisiche e alla facilità di trasporto, permette di raggiungere zone difficilmente accessibili.

Secondo Assogasliquidi, la SEN 2017 dovrebbe perseguire l'obiettivo sfruttare al meglio le qualità ambientali del GPL e del GNL coniugando così gli impegni in termini di decarbonizzazione con la necessità di tutela della qualità dell'aria e della salute umana. Recenti contributi scientifici infatti, come lo Studio Innovhub, hanno dimostrato il forte impatto in linea generale e rispetto all'impiego dei prodotti gassosi sull'inquinamento dell'aria derivante dall'impiego di stufe e caldaie alimentate a legna e pellet, il cui acquisto viene invece fortemente incentivato attraverso vari strumenti (Conto termico e detrazioni fiscali). Sarebbe pertanto auspicabile un contenimento dell'utilizzo di biomassa legnosa, anche tramite una revisione degli incentivi previsti.

L'Associazione ha chiesto poi un forte impegno nelle attività di monitoraggio e controllo, per contrastare la diffusione di fenomeni di illegalità, come i furti e i riempimenti abusivi di bombole e piccoli serbatoi e la presenza sul mercato di aziende non in possesso dei requisiti previsti per l'esercizio di tali attività.

Per quanto riguarda l'impiego di GPL e GNL per il settore dell'autotrazione, Assogasliquidi ha auspicato che la SEN rafforzi gli strumenti previsti dal Decreto Legislativo n.257/2016, di attuazione della Direttiva UE 2014/94 sui Carburanti Alternativi, integrando le misure già previste con interventi incentivanti, sia sul fronte infrastrutturale, sia su quello della domanda. In questo settore, la SEN dovrebbe perseguire due obiettivi: ampliare la rete distributiva dei carburanti alternativi e far crescere il loro mercato.

Per quanto riguarda nello specifico il settore del GNL,Assogasliquidi – al fine di garantire uno sviluppo importante del mercato del GNL negli usi di trasporto (stradale e marittimo), negli usi industriali e nelle reti isolate – ha evidenziato la necessità che nella SEN vengano adottate misure di policy relative a politiche di sviluppo delle infrastrutture di approvvigionamento a terra in Italia, attraverso procedimenti ammnistrativi autorizzativi rapidi e certi; stabilità del quadro fiscale di riferimento e implementazione di normative tecniche ad hoc.



Assogasliquidi è l'Associazione di Federchimica che rappresenta, a livello nazionale e internazionale, le imprese del comparto distribuzione gas liquefatti (GPL e GNL) per uso combustione e autotrazione e le imprese che costruiscono attrezzature ed impianti o che forniscono servizi attinenti al settore. L'associazione è dal 1995 a servizio dell'industria del GPL (gas di petrolio liquefatto) e dal 2013 a sostegno del GNL (gas naturale liquefatto).

Assogasliquidi collabora con le amministrazioni e gli enti pubblici per la migliore definizione di un quadro normativo del settore, informa gli operatori sulle innovazioni tecnico/legislative, promuove l'immagine del settore presso gli utilizzatori e gli utenti finali.

Roma, 22 febbraio 2017




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venerdì 17 febbraio 2017

DDL "bufale online": un anno di galera per chi divulga notizie false e due per chi diffonde campagne di odio.

Punto Informatico

Proposta la pena minima di un anno per chi diffonde notizie false e due per i responsabili delle campagne diffusorie d'odio. 

I social network sarebbero equiparati alla stampa un disegno di legge prevede la galera.

L'articolo 656 del codice penale già prevede: "Chiunque pubblica o diffonde notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l’ordine pubblico, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a euro 309."



Roma - Il Senato discuterà la possibilità di introdurre diversi nuovi reati legati alla diffusione di bufale online: la diffamazione sarà considerata aggravata se perpetrata tramite social, al pari della stampa, ed è prevista la galera per la diffusione di voci o notizie false. 
La lettera aperta della presidente della Camera Laura Boldrini al CEO di Facebook Mark Zuckerberg, dunque, sembra aver anticipato la proposta di legge ora presentata: la carota cui far seguire il bastone per punire i trasgressori.

Su Repubblica, Boldrini - che ha lanciato anche la piattaforma Bastabufale.it - parlava di fake news come di fonte e anticamera di odio e per affrontarle chiedeva la collaborazione di Facebook: una collaborazione di cui finora - a quando pare - l'Italia non ha potuto godere sia in merito ai contenuti da rimuovere ("l'apologia del fascismo da noi è reato, ma i rappresentanti italiani della sua azienda rispondono che non è compreso nelle regole di Facebook e che gli standard della comunità devono poter valere in ogni Paese"), sia rispetto agli altri Paesi, in primis Francia e Germania: se Parigi sembra essere riuscita a trovare accordi con i principali operatori ICT per diverse iniziative da attivare in tempo per limitare il proliferare di bufale in occasione delle prossime presidenziali, e stessa cosa ha fatto Berlino in vista di elezioni politiche, Roma sembra non essere riuscita a farsi ascoltare dagli operatori della Rete.

Forse anche per questo le istituzioni italiane si ritrovano ora a forzare la mano, con una proposta di legge che affronta il problema della diffusione delle cosiddette fake news, con una mannaia che finisce tuttavia per rappresentare uno strumento sproporzionato che rischia di ricomprendere le fattispecie più disparate. 
Il disegno di legge, prima firmataria Adele Gambaro (ex 5stelle ora Scelta Civica) è intitolato "Disposizioni per prevenire la manipolazione dell'informazione online, garantire la trasparenza sul web e incentivare l'alfabetizzazione mediatica" ed è costituito da pochi articoli ma che spaziano dalle responsabilità degli utenti dei social, agli obblighi dei gestori di blog, fino agli obblighi per gli intermediari.
Presentando la proposta, l'onorevole Gambaro spiega che sono stati in parte ricalcati gli indirizzi espressi dall'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e che in particolare si snoda intorno all'introduzione di nuove contravvenzioni nel codice penale: innanzitutto si inserisce l'articolo 656-bis col quale si prevede che "chiunque pubblichi o diffonda notizie false, esagerate o tendenziose che riguardino dati o fatti manifestamente infondati o non veritieri, attraverso social-media o altri siti che non siano espressioni di giornalismo online, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l'ammenda fino a euro 5.000".

Il comma 2 prevede anche che, qualora pubblicando o diffondendo online notizie false, esagerate o tendenziose, si incorra anche nel reato di diffamazione, la persona offesa può chiedere, oltre al risarcimento dei danni previsto dall'articolo 185 del codice penale, anche una somma a titolo di riparazione, determinata non solo in relazione alla gravità dell'offesa ma anche in base al grado di diffusione della notizia: una misura che insomma finisce per equiparare, nonostante la giurisprudenza stia andando in senso contrario, diffamazione via social network a quella a mezzo stampa disciplinata dall'articolo 12 della legge n. 47 del 1948 e del relativo aggravante previsto dall'articolo 595, comma 3 del codice penale.

L'articolo 2 introduce nel codice penale due nuovi delitti riguardanti "Diffusione di notizie false che possano destare pubblico allarme o fuorviare settore dell'opinione pubblica o aventi ad oggetto campagne volte a minare il processo democratico", attraverso due nuovi articoli del codice penale: il 265-bis, che prevede la reclusione non inferiore a dodici mesi e ammenda fino a 5mila euro; e il nuovo articolo 265-ter, che prevede che "chiunque si renda responsabile di campagne d'odio contro individui o di campagne volte a minare il processo democratico, anche a fini politici, è punito con la reclusione non inferiore a due anni e con l'ammenda fino a euro 10.000". Infine la norma prevede l'obbligo di registrazione "di ogni spazio online destinato alla diffusione di informazioni presso il pubblico", in un registro apparentemente parallelo a quello degli organi di stampa, e con i medesimo obblighi come quello di rettifica.

Oltre a rischiare di violare norme costituzionali come la libertà di espressione, e il buon senso, nonché prevedere uno strumento utilizzabile per adottare vere e proprie forme di censura, la proposta di legge ignora anche le disposizioni comunitarie in materia di non responsabilità degli intermediari: all'articolo 7 si prevede infatti "che i gestori dei siti siano tenuti ad effettuare un costante monitoraggio di quanto diffuso sulle proprie piattaforme web, compresi i commenti degli utenti, con particolare riguardo a frasi offensive e a informazioni verso le quali viene manifestata un'attenzione diffusa e improvvisa". 
Tale monitoraggio (per cui è concesso loro di affidarsi anche alle segnalazioni degli utenti) deve essere portato avanti anche attraverso una valutazione attiva dell'attendibilità e della veridicità dei contenuti. In caso contrario saranno disposti alle sanzioni di cui all'articolo 65-bis del codice penale.

Naturalmente contro la proposta si sono già mobilitati osservatori e studiosi del settore. L'ammazza-blog, al confronto, sembrava una carezza.


domenica 12 febbraio 2017

CNESC "FINALMENTE APPROVATO DAL CONSIGLIO DEI MINISTRI IL SERVIZIO CIVILE UNIVERSALE"

FINALMENTE APPROVATO IL SERVIZIO CIVILE UNIVERSALE!

 

Nel giorno in cui gli Enti aderenti hanno ricevuto centinaia di domande di giovani che intendono partecipare ai Corpi Civili di Pace, la Cnesc, in attesa di leggere il testo completo, esprime soddisfazione per l'approvazione definitiva da parte del Consiglio dei Ministri del Governo Gentiloni, in una seduta di particolare importanza, del decreto legislativo richiesto dall'Art. 8 della legge 106/2016 per l'attivazione del Servizio Civile Universale.

                                                                                                                        Roma, 10 febbraio 2017

 

Alla CNESC aderiscono: Acli, Aism, Anpas, Arci Servizio Civile, Anspi, Avis Nazionale, Caritas Italiana, Cesc, Cnca, Comitato Italiano UNICEF, Confederazione Nazionale Misericordie d'Italia, Cong.P.S.D.P.Ist.don Calabria, Diaconia Valdese, Don Orione, Federazione SCS/CNOS - Salesiani per il sociale, Federsolidarietà / CCI, Focsiv, INAC, Legacoop, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, UILDM, UNITALSI, UNPLI. Osservatori: Movimento Nonviolento, Telefono Azzurro

                            




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giovedì 2 febbraio 2017

Approvata alla Camera la risoluzione sui Difensori dei Diritti Umani

La Commissione Esteri della Camera dei Deputati approva la risoluzione sui Difensori dei Diritti Umani che riprende le richieste di una rete di organizzazioni della società civile italiana per la protezione degli attivisti impegnati nella tutela dei diritti umani nel mondo. "Un importante passo in avanti": così commenta Francesco Martone, responsabile advocacy dell'organizzazione "Un ponte per…", l'approvazione della risoluzione sui Difensori dei Diritti Umani avvenuta oggi alla Commissione Esteri della Camera e presentata a prima firma dall'On. Marietta Tidei (PD).

"La presa di posizione del Parlamento giunge in una fase di grave acutizzazione dell'attacco alle donne a agli uomini impegnati nella difesa dei diritti umani nel mondo, e ad un mese dalle iniziative per ricordare Bertha Caceres, attivista indigena honduregna uccisa per essersi opposta ad un progetto di diga nella sua terra", spiega Martone.

La risoluzione riflette infatti le proposte e le richieste formulate da un'ampia coalizione di oltre 20 associazioni ed organizzazioni della società civile italiana impegnate nella difesa dei diritti umani, nella tutela ambientale, per la libertà di espressione e di stampa, per il sostegno ad attivisti/e ed avvocati/e minacciati nel mondo a causa del loro lavoro. 

Nell'ottobre scorso la coalizione aveva inviato una prima lettera, all'allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, e poi organizzato il Convegno internazionale "Difendiamoli!", ospitato alla Camera il 28 novembre 2016, cui erano stati invitati difensori e difensore dei diritti umani da ogni parte del mondo.Tra gli obiettivi dell'iniziativa quello di fare pressione sulla Farnesina affinché si doti di strumenti di protezione degli attivisti e delle attiviste minacciate, sulla scia di quanto fatto da altri paesi dell'Unione Europea, dando così seguito agli orientamenti della stessa Ue in materia.

In seguito, dovranno essere anche messe a punto diverse modalità di concessione di visti temporanei per coloro che sentano la necessità di lasciare momentaneamente i propri paesi.  La rete italiana, inoltre, sta lavorando per coinvolgere gli Enti locali nella creazione di "città rifugio", che possano dare protezione e accoglienza temporanea. "Adesso ci aspettiamo azioni concrete, prima fra tutte l'attuazione degli orientamenti UE in maniera trasparente, attraverso l'elaborazione e la pubblicazione di linee guida per il personale diplomatico italiano, al fine di permettere un monitoraggio del loro lavoro e agli/alle attivisti/e di essere informati delle possibilità di sostegno", prosegue Martone. "Chiediamo che l'Italia che presiederà il prossimo anno l'OSCE, organismo che ha delle linee guida eccellenti sul tema, metta la questione dei difensori e delle difensore dei diritti umani al centro dell'agenda politica internazionale".

La coalizione italiana sui difensori dei diritti umani è composta e sostenuta  da: AIDOS, Amnesty International, Associazione Antigone, Centro di Ateneo per i Diritti Umani, Università  di Padova,  Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili, AOI, ARCI, ARCS, Associazione Articolo 21, CGIL , Comitato Giustizia per i Nuovi Desaparecidos, COSPE, Fondazione Lelio e Lisli Basso-Issoco, Giuristi Democratici, Greenpeace Italia, Legambiente, Libera. Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie, Non c'è Pace senza Giustizia, Operazione Colomba, Radicali Italiani, Rete per la Pace, Terra Nuova, Peace Brigades International – Italia, Progetto Endangered Lawyers/Avvocati Minacciati, Unione Camere Penali Italiane, Un ponte per… 




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